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Chissà se i “moderni” hanno udito, oggi sono: “Le idi di marzo” data dell’antico calendario romano, diventata celebre perché fu quella in cui, nel 44 a.C., fu ucciso Giulio Cesare.

Summa, etimologica semantica. “Idi”, idus in latino (f. p.le, quarta declinazione), è il nome con cui sono indicati i giorni circa a metà di ciascun mese del calendario romano. I giorni del mese, infatti, non erano numerati progressivamente dal primo all’ultimo come oggi, ma erano chiamati in conformità a una serie di date fisse. Il primo giorno del mese erano le calende (calendae), poi veniva “il giorno dopo le calende”, e successivamente s’iniziavano a contare i giorni i quali mancavano prima delle altre due festività mensili: le none e le idi.
Le due festività cadevano il quinto e il tredicesimo giorno dei mesi di gennaio, febbraio, aprile, giugno, agosto, settembre, novembre e dicembre, mentre cadevano il settimo e il quindicesimo in marzo, maggio, luglio e ottobre.
Calende, none e idi erano in origine legate al ciclo lunare e indicavano rispettivamente la luna nuova, il primo quarto e la luna piena: ma con il tempo e le diverse riforme del calendario che si succedettero in età romana, il calendario diventò invece solare e il rapporto con le fasi lunari si perse completamente.
L’ultima grande riforma del calendario fu fatta proprio da Giulio Cesare ed entrò in vigore nel 45 a.C., con alcuni aggiustamenti fatti dal suo successore Ottaviano Augusto. Questo calendario, detto giuliano, era di 365 giorni e prevedeva gli anni bisestili: fu preciso a sufficienza da diffondersi in tutto l’Occidente anche dopo la caduta dell’impero, e fu sostituito solo nel 1582 con una riforma del papa Gregorio XIII (il calendario gregoriano che usiamo ancora oggi).
L’anno dopo l’introduzione del calendario, Giulio Cesare fu ucciso da una congiura organizzata da una serie di personalità legate al Senato di Roma, tra cui i celebri Bruto (Marco Giunio Bruto) e Cassio (Gaio Cassio Longino), e assassinato con diverse pugnalate mentre si trovava nel Teatro di Pompeo. Fu ucciso perché nel corso degli anni era diventato sempre più potente.

15.03.2020

Antonio Cormano