Storia veloce della nostra generazione e lo “sterminio” della stessa.
Il Covid19 sta massacrando chi ha settant'anni o più, ovvero: la nostra generazione e quelle contigue. Le generazioni nate a cavallo della seconda guerra mondiale, e hanno incrociato le sofferenze, le distruzioni, i morti, le lotte, in modo diretto, o tramite i ricordi dei genitori, i quali, avaramente ogni tanto si lasciavamo sfuggire alcune frasi, parlando d’altro.
Rammentiamo ancora, una “parola” in realtà un suono onomatopeico imparato in strada, allora noi bambini ci vivevano, in strada con compagni di gioco più grandi e più piccoli. Facevano con la bocca il rumore sempre più forte degli aerei che si avvicinavano: uuuuuuuuu. Per noi era divertente per i nostri genitori no. Uno degli amici ci disse che l’aveva provato a casa sua e si era beccato una sberla dopo l’ammonizione della mamma. Smettila! Per i ricordi atroci. Egli aveva vissuto in città noi in campagna di un piccolo borgo.
La nostra generazione ha visto il mondo cambiare come poche altre (dalla preistoria l’aratura con i buoi, al computer). Quando eravamo piccoli il solo mezzo di comunicazione della famiglia con il mondo erano le lettere che quando andava bene tra andata e ritorno impiegavano 10/15 giorni, giornali pochi una volta a settimana, la radio era posseduta da poche persone. Telefoni e televisione un lusso, arrivarono, con l’adolescenza/gioventù.
La nostra generazione non è stata determinante per la ricostruzione del paese, l’hanno realizzato le precedenti. Però la nostra generazione è stata decisiva, per la costruzione sociale civile e culturale. Quando eravamo adolescenti e giovincelli la moralità dominante era ancora quella medioevale. Donna sottoposta all'uomo, e vigeva persino il diritto di ucciderla (l’orrenda attenuante del delitto d’onore) se traditrice dei doveri di matrimonio. Divorzio, aborto, omosessualità, erano proibiti persino come parole, l’anatema ed il sospetto incombevano su chi osasse parlarne senza usare termini spregiativi.
La scuola era un sommo privilegio da cui eravamo esclusi, perché figli di operai e/o contadini.
Il primo esame era in seconda elementare e si era bocciati, rammentiamo compagni di classe bocciati e compagni trovati perché bocciati. Dopo l’esame di quinta elementare c’era la vera spartizione sociale. Per entrare nella scuola media - dove si studiava il latino e solo attraverso la quale si poteva accedere al liceo ed all'università - si doveva superare un difficile esame di ammissione, pubblico però senza alcuna preparazione pubblica. Così le famiglie dovevano pagare un’insegnante privata e quelle che non potevano permetterselo mandavano i figli alla scuola di avviamento, dopo tre anni spediva direttamente al lavoro. La maggioranza della nostra classe seguì quella via e a 13/14 anni molti di noi eravamo apprendisti operai, o semplicemente garzoni, in qualsiasi altro posto di lavoro.
Avendo la “ringhiera” della memoria ci rammentiamo anche quando cominciò, negli anni 80 (del secolo breve) il riflusso, e la restaurazione molte conquiste sociali e democratiche sono state cancellate. Nel nome del mercato e dell’impresa, presentai come moderni, rivoluzionari persino (dalla cosiddetta sinistra). Una parte della nostra generazione venne catturata e imprigionata da “questi tempi nuovi” divenne, complice e artefice.
Non fummo pochi e resistemmo, per fermare ciò che vedevamo come il ritorno al passato, mentre si presentava come il futuro, non fummo creduti.
E per ironia della sorte, da “rivoluzionari” divenimmo “conservatori”. Così fummo: definiti e dileggiati. Lottammo tanto, e perdemmo, il mondo diventò ciò che non avremmo mai voluto che fosse, dominato dalla ricchezza e dal denaro. Nota amara: scioperi e lotte e ora si è perso tutto, i giovani non hanno più nulla di ciò che avevamo conquistato noi.
I giovani, ai quali la nostra generazione fu e continua ad essere additata come causa dei loro guai, da coloro i quali, ci aveva sconfitto. Considerati dei privilegiati, perché avevamo conquistato un lavoro più sicuro, perché avevamo una pensione, bassa ma dignitosa (la vecchia e buona lotta di classe sostituita con la lotta generazionale e terze vie varie). Si proprio noi che avevamo lottato contro la distruzione dei diritti sociali e del lavoro, contro la precarizzazione dei lavori e delle vite, paradossalmente, proprio coloro che avevano cancellato le nostre conquiste, ci accusavano di essere la causa del fatto che nessuna di esse fosse arrivata ai giovani.
Siamo, la generazione nata col boom delle nascite del dopoguerra, che viveva alle spalle di tutte le altre. Quante volte abbiamo ingoiato: “Vai all'inferno vecchietto, accontentati dei tuoi privilegi e della tua vita fortunata”.
Poi è giunto il morbo e ha aggredito gli anziani e “uccide” tante e tanti di noi. È una tremenda legge del contrappasso, noi che abbiamo lottato per la sanità pubblica e contro i tagli e le privatizzazioni, ora siamo vittime della nostra sconfitta e del successo di chi ci ha battuto. Ora ci auguriamo, di fronte allo sterminio delle generazioni anziane, un mutamento di opinione verso di noi, e una società atta a riscoprire le parole e le idee della nostra gioventù. La scomparsa del conflitto generazionale e analizzare di nuovo: le differenze di classe, le ingiustizie sociali, la divisione tra ricchi e poveri, anche quelle tra stati nel mondo. E la solidarietà e l’eguaglianza riconquistano improvvisamente di nuovo la ribalta, i politici che le hanno sempre ignorate e dileggiate ora si nascondono ipocritamente dietro di esse.
Concludendo, “il pistolotto” La nostra generazione e quelle più vicine pagano con migliaia di morti il ritorno di ciò per cui si sono battute fin dalla gioventù e per cui bisognerà riprendere a lottare. Coloro, i quali, ce l’avranno fatta in fondo torneranno giovani e auguriamo ad essi che siano il più possibile “giovani”.

31 marzo 2020

Antonio Cormano