Pistolotto del giorno. Rubrica quasi quotidiana.
Il pistolotto di oggi è in realtà una nostra antica passione, la riscoperta dell’etimo e il percorso semantico delle parole.
Oggi scriviamo del sostantivo: confine.
È noto le parole posseggono confini provvisori e si disuniscono con le parole le quali, con esse confinano.
Fin qui stiamo parlando di etimo, vale a dire la fonte.
Doverosa precisazione usiamo il plurale poiché, di certo: gli aggettivi, i sostantivi, nonché i verbi da noi usati se facessimo una ricerca scopriremmo che sono stati tutti già usati. Ammenoché noi non ci rappresentiamo una fucina di neologismi.
Torniamo al nostro sostantivo da un punto di vista semantico, vale a dire il percorso storico della parola. Procedendo Ci rendiamo edotti di una verità lapalissiana dal significato d'origine possono giungere a un altro significato, completamente opposto e non vi annoiamo con esempi.
L’aggettivo latino da cui trae origine confine è: “confinis-e”. E significa: confinante, contiguo, vicino e nell'accezione ampia o figurativa affine, simile e via elencando.
Il nostro guaio è nato quando abbiamo scambiato il confine con un muro invalicabile (i virus ci dimostrano che non esistono confini invalicabili), la frontiera invarcabile, la linea in cui si erigono le barricate.
E qui soffre d’inizio la malattia del razzismo.
Perché coloro i quali si trovano di là dal confine non sono più i nostri vicini, e “abbiamo ritenuto giusto” (non tutti a dire il vero ma molti), considerare il vicino una malattia, esemplificando: c’è invasione; ci portano via il lavoro; prima gli italiani e tra questi ultimi magari c’è l’aggiunta prima quelli della regione X o Y (Siamo dotati della “ringhiera” della memoria). Una malattia da cui difenderci, uno straniero da cui preservare, da respingere, isolare, da disinfettare perché “untore” di manzoniana memoria, tutto ciò in una situazione di umanità sospesa e di cittadinanza negata, come la lunghissima quarantena che stiamo vivendo in questi giorni.
E allora scopriamo e ci sorprendiamo e il confine si ribella e si ritorce contro di noi uomini “sapienti” (!?)
Concludendo altrimenti il “pistolotto” diventa illeggibile, l’isolamento si realizza, in questi giorni, proprio all'interno di quei confini che volevamo difendere.
Ora che la nostra libertà di circolazione a essere negata (detto in modo esplicito siamo d’accordo con i provvedimenti delle autorità costituite) poiché “Ubi maior minor cessat” (per i due nostri contatti i quali ignorano la lingua di Virgilio: di fronte alle cose maggiori le minori lasciano il passo).
Abbiamo pensato di superare il confine nell'accezione semantica, invece, dobbiamo tornare all'accezione etimologica.
Buona giornata a tutti.

Venerdì 03 aprile 2020

Antonio Cormano