Memorie del confino di Francesco Saverio Falletti

I ricordi di mio Padre: Partigiano per la pace e la libertà e la giustizia Da i suoi appunti cartacei, trovati dopo la sua morte.

Prima parte

Fin dall’inizio del regime fascista, il mio cuore e la mia mente, sentendosi repressi, castrati sia nel loro pensiero che nella parola, fece nascere in me, una profonda ribellione, contro questa violenza esercitata verso la nazione e i suoi cittadino, quindi decisi di oppormi, per quanto difficile fosse stato.

Iniziai, con il mettere al corrente gli amici di fiducia, del centro culturale, di cui facevo parte, riferendogli le mie intenzioni. Questi accettarono, in quanto, vivevano le mie stesse sofferenze, e cominciammo, a formare un piano d’azione, quello di attivare nel nostro piccolo: la libertà delle coscienze, dei nostri concittadini, di ogni categoria e grado sociale, che ne facessero parte.

L’idea, iniziò a circolare, con un piccolo gruppo di affiliati di fiducia e nonostante fosse solo un inizio ideale, ebbe da subito un costo economico, che affrontai, vendendo alcune mie proprietà di terreno, che si estendevano, in più parti della provincia di RC.

Il numero degli associata, aumentava di giorno in giorno, con maggiore affluenza delle calasse sociale più deboli, come: contadini e pescatori. Questi ultimi, per gli incontri, di questa cellula segreta, mettevano a disposizione le loro barche da pesca… e nottetempo, con le loro lucine lontane, dalle riva, apparivano dei normali pestatori durante il loro lavoro notturno. Questo sotterfugio, per non cadere, nelle mani, della crudele rete dell’OVRA polizia politica nazifascista.

Intanto organizzavamo, quello che era il nostro programma, quello di opposizione, a livello divulgativo di stampa, come: Manifesti, che notte tempo sui muri dei palazzi, come pure tra due palli della luce stradale, e dei volantini, da distribuire di mano in mano, durante le manifestazioni pubbliche di regime, che innegiavano ai valori, che il regime, di volta in volta negava.

Fine della prima parte

Seconda Parte

In quel tempo, ero felicemente sposato e padre di tre figli: Eduardo Alfredo Maria – Gina Lieta Libertà – e Ivana. Mia moglie: Natalina Virginia, pur provenendo da una famiglia borghese, mi affiancava come poteva.

Intanto iniziarono le prime persecuzioni e arresti, conducendomi in caserma, per essere interrogato, ma non trovando motivazioni, per un mio fermo, mi rimettevano in libertà.

Il mio arresto effettivo, avvenne, come reato sovversivo a causa di un elogio funebre, ad un operaio, morto sul lavoro. L’accusa fu, di aver detto parole anti regime, ossia il seguente: E voi classi nobili del paese, dovreste prostrarvi per onorare la salma di questo vostro operaio! E voi operai, tutti, dovreste prendere coscienza, dei vostri diritti! Quindi la polizia venne a casa, per arrestarmi, con motivazioni suddette, mi misero le manette ai polsi, che non erano quelli attuali, ma dei catenacci pesantissimi.

Dal congedarmi dai miei figli in lacrime e da mia moglie, frastornata dall’evento, abbracciandola nonostante i ferri gli dissi: tu con i bambini vai a casa dei tuoi genitori, non ti deprimere, per la mia assenza, pensa solo ai nostri bambini,, ma prima: Pulisci ben bene la casa, in modo che quando torno, il tutto sia ben “pulito”! Si comprende, quanto questo, fosse un messaggio in codice, segreto. Appena chiusa la porta, il camino inizio a fumare per tutto il giorno, non a legna, ma con tutto il materiale dattiloscritto, dove vi erano anche i nomi dei miei compagni di lotta!

Quello fu il mio primo arresto.

Mi condussero nelle carceri di RC, e li fu dura, dove rimasi fino al 29 marzo, per poi essere trasferito, sempre ammanettato come un criminale, sempre sotto l’ordine di arresto, al confino politico di Castelli, in provincia di Teramo, con la condanna a due anni di reclusione, con l’accusa: “Il Falletti è da considerarsi un elemento Pericoloso, quindi: mi fecero una foto segnaletica con l’accusa di reati sovversivi


Terza Parte

A Castelli, nei miei confronti, come a quelli degli altri confinati, abbiamo trovato una comunità accogliente.

Purtroppo, a causa della differenza climatica, più la lontananza dai miei cari, come la mancanza di assistenza sanitaria, che dei medicinali, la mia gastrite peggiorò in ulcera…

Mia moglie venuto a conoscenza delle mie condizioni di salute, ritenne opportuno chiedere l’autorizzazione di raggiungermi, insieme ai nostri tre figli, pur trovandosi in uno stato di gravidanza avanzata, affrontando tre giorni viaggio disagevole, fino a Teramo, dove gli diedero il consenso di avvicinamento.

La polizia di quel distretto, comprendendo il disagio evidente di mia moglie, come quello dei bambini, ne ebbero compassione, e quindi li accompagnarono nel piccolo paese di Castelli, posto alle pendici del Gran Sasso, che nonostante fossimo alla fine di Maggio, era ancora coperto di neve.

Dopo due settimane, del loro arrivo, venne alla luce Giuseppina che per noi, fu una benedizione, che allontanava questa condizione anomala di vita.

Appena venne alla luce, la presi tra le mie braccia, e con delicatezza l’accostai al mio torace, sentendo il battito del suo cuoricino, in sintonia con il mio. Questa azione per me, aveva un significato profondo, di accoglienza paterna benedicente, la stessa che avevo effettuata con gli altri miei tre figli.


Per concludere, come figlia, a quanto detto e fatto da mio padre, in questa sua autobiografia…Quel Suo battito cardiaco, che accostato al mio, appena venuta al mondo, mi ha sempre accompagnato, e mi accompagnerà, fino all’ultimo mio respiro, avvertendo, la sua presenza, che non mi ha mai abbandonato, e mai mi abbandonerà, come Padre, come maestro di valori, mai e poi mai barattabili, essendo parte, anche del mio DNA Ringrazio tutti voi, amici e amiche care, che avete seguito questo lungo percorso insieme a me, con: stima affetto e rispetto, che contraccambio di tutto cuore

Grazie a Giuseppina Falletti – il corsivo finale è suo – per averci permesso di condividere queste stupende parole, questa lezione di vita, questa esperienza di dolore e di coraggio. Che sia lezione ai posteri: la lotta per la giustizia e la libertà è antica come l’uomo, non crediate che sia finita finché entrambe non saranno garantite ad ogni essere umano e non.